Islanda (e Londra mio malgrado): parte 8, da sud a nord


Quella di oggi è la giornata più dura perché ci aspettano quasi 500 km, dall’ostello Vagnsstaðir fino su a nord, ad Akureyri.

Hofn

Il tutto inizia malaccio perché nell’ostello non è prevista una colazione, quindi ci svegliamo prestino ma ristorati da una buona nottata e prendiamo la macchina per tornare ad Höfn dove al negozietto del benzinaio prendiamo del succo da bere e qualcosa da mettere sotto i denti perché il primo lungo tratto di strada seguirà la linea dei fiordi e solo alcuni piccoli paesi di pescatori e quindi non ci aspettiamo di trovare un posto decente per rifornirci di cibo per tutta la mattinata.

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Anche qui la desolazione è l’elemento caratteristico. Una desolazione diversa perché la strada costeggia il nero mare del nord con le sue altre scogliere impervie.

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E poi girato l’angolo si iniziano ad incontrare i primi fiordi, le prime case solitarie, i villaggi che sopravvivono soprattutto con la pesca, posti impervi, solitari e magici.

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E qui l’islanda torna a stupire, con un nuovo ambiente completamente diverso a quello che fino ad ora ci aveva abituato. Non c’è più la desolazione vulcanica del sud, questa è diversa, con il mare che ne addolcisce le curve, con l’erba un po’ più verde e sempre le fattorie sparse e sporadiche. Quello che colpisce di questa zona è la presenza di alcune case abbandonate.

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Passiamo molte ore su queste strade dei fiordi, di cui anche in parte su strada sterrata. In questa zona decidiamo di abbandonare l’Anello per favorire una strada più panoramica che da lontano, passando nei pressi di Reyðarfjörður abbiamo anche l’occasione di vedere il grande impianto dell’Alcoa. Da qui abbandoniamo l’oceano e torniamo verso l’interno dell’isola in direzione di Fljótsdalshérað dove ci fermiamo per pranzo al Cafè Nielsen, un simpatico locale dove riusciamo a fare un’ottimo pranzo, ad un prezzo molto contenuto dove mi strafogo di aringhe e salmone, perché non troppo lontano da qui c’è Seyðisfjörður una cittadina portuale che vediamo solo dall’alto, dopo essere saliti in cima ad il monte

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Quassù troviamo un’altro spiraglio di Islanda, più montano con un laghetto e i suoi torrenti

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Ma la strada è ancora lunga e da Fljótsdalshérað riprendiamo la numero 1 e continuiamo la lunga strada per Akureyri e anche questa volta i paesaggi cambiano ogni mezz’ora di strada, prima campi coltivati, poi un’altopiano brullo e deserto allietato dal un bel lago, per passare ad un’altro deserto completamente senza vita e di sabbia completamente vulcanica

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andando avanti ci troviamo anche in un deserto roccioso e persino scavalchiamo un fiume impetuoso su di un’ardito ponte e poco dopo la zona geotermale estremamente attiva di Hverarönd, luoghi impetuosi, di zolfo e ferro.

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Sulfur

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Ma la strada va avanti e noi con essa, scavalcando il monte da lontano il lago Mývatn ci si para davanti.

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Ma questa non è la nostra meta di oggi quindi ci limitano a passargli oltre per puntare alla città. Saltiamo pure di vitare la cascata degli dei, anche se ci attira molto, ma anche così arriviamo ad Akureyri quando oramai è sera, soffia un vento impetuoso ed il cielo si fa scuro di nubi di pioggia. Prendiamo casa nel nostro ostello in pieno centro, un bell’edificio con delle belle stanze pulite e la particolari in sala comune di sfruttare dei sedili di corriera al posto dei divani.

Il locale per la cena lo troviamo sempre sulla nostra guida, si chiama Greifinn ed è una via di mezzo tra un fast food, una pizzeria e un ristorante. Io punto di cattiveria su un piatto dal nome impronunciabile Plokkfiskur á pönnu, in sostanza pesce sommerso da una specie di besciamella, piatto pesantino ma interessante di chiara influenza nordica.

Li sotto (tra la besciamella e il formaggio) si nasconde un pesce #cucinacasalinga #Islanda

Prima di andare a dormire facciamo un giro per la città e ne godiano l’atmosfera tranquilla

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Vesti al vento

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Ma adesso un’altra lunga giornata è passata, la sonno avanza ed è l’ora di andare a dormire perché l’indomani ci aspetta una giornata in mare ad inseguir balene.


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