Islanda (e Londra mio malgrado): parte 7, tra ghiaccio e sabbia nera


Dopo una lunghissima pausa continuo questo mio resoconto Islandese anche se tra qualche mese sarà un’anno che sono andato in quella isola stupenda.

Ci svegliamo freschi e riposati nel nostro cottage a Hestheimar e andiamo a fare una lauta colazione tipica nella casa principale a base di marmellata fatte in casa, torte, the, caffè, skyr, una vera manna dal cielo per noi turisti affamati e pronti ad una lunga giornata di viaggio, perché oggi quello che ci aspetta è tutta la traversata del sud dell’islanda da ovest ad est.

Ma, anche in questa giornata uggiosa da subito l’isola ci continua a stupire con i suoi panorami desolanti e soprattutto le sue cascate improvvise.

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In particolare seguendo la nostra strada guida la prima cosa sulla quale ci scontriamo è Seljalandsfoss, una splendida cascata con la spettacolare caratteristica di avere un sentiero che ci passa dietro, una situazione degna di un’anime giapponese e anche se il maltempo ci insegue un giro è d’obbligo prima di riprendere a strada.

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Per strada incontriamo le fattoria di Þorvaldseyri con il grande vulcano alle sue spalle.

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Incredibile pensare a quanta potenza si nasconda dentro a quel monte e al pensiero di viverci proprio ai suoi piedi. Ma continuiamo a scappare dalla pioggia perchè un’altro spettacolo ci aspetta, la grande Skogarfoss.

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Ma la via prosegue senza fine e la zona che va da da Skogar alla nostra prossima meta è lunga è desolata, tra zone agricole, panorami degni del far west americano, deserti di sabbia nera, luoghi terribili ma bellissimi fino ad arrivare a vedere da lontano il parco nazionale Skaftafell.

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Devo ammettere che trovarsi così vicino ad un grande lingua glaciale fa una certa impressione, sapendo poi che il mare è li a pochi chilometri e che ci troviamo di fronte solo ad un lembo di un’enorme ghiacciaio. Ma riprendiamo la strada che gira attorno al ghiacciaio, strada sempre più desolata e deserta, con il grande ghiacciaio che ogni tanto in lontananza fa la comparsa con la sua maestosità.

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Ma ad un certo punto, nel nulla un bivio, una strada sterrata e l’indicazione di una zona turistica. Che facciamo? E’ sterrato e non vorremo rovinare la macchina, siamo in mezzo al nulla, ma guarda, ci sono altri con macchine civili che ci vanno, proviamoci pure noi. E ci addentriamo in questa strada, pian pianino, buca dopo buca saliamo la collinetta che ci si para davanti fino a che di fronte a noi appare lo spettacolo del Breiðárlón, un piccolo lago glaciale con il ghiaccio multicolore che fluttua sulle acque! Ci fermiamo, scattiamo delle foto, giochiamo con il ghiaccio e riprendiamo la strada.

Poco chilometri oltre, sempre in mezzo al nulla, un’altra catena di colline appare alla nostra sinistra, e colti dalla curiosità parcheggiamo e saliamo il colle … dall’altra parte il grande lago del Jökulsárlón, che come il più piccolo Breiðárlón si trova a sud del ghiacciaio Vatnajökull formato grazie alla lingua di ghiaccio dello Breiðamerkurjökull.

Che spettacolo vedere questi veri e propri iceberg alti decine di metri a pochi metri da noi con anche la possibilità di fare delle visite in barca.

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Ma da qua avanziamo di nuovo, verso la nostra tana per la notte Vagnsstaðir posto carino dove anche qui pernottiamo in un cottage separato rispetto alla struttura centrale. Come piccolo aneddoto la ragazza dell’ostello parlandoci del wifi ci dice che purtroppo il segnale arriva sono sull’edificio principale, ma che rispetto a quando era più giovane in cui il cellulare non prendeva, internet non esisteva in quella zona e la tv aveva solo un canale, e che quindi comunque adesso è un lusso …

Il nostro cottage e la in fondo l'oceano

Qui, dopo aver preso posto ci informiamo per il pranzo e scopriamo che le possibilità sono due, il “ristorante” del vicino museo, che si prospetta più simile ad un fast food che altro oppure andare a Höfn il paese più vicino dove possiamo trovare un’ottimo ristorante il Kaffi Hornið. E quindi fatti due conti, scoperto che dalla Lonely Planet che il locale indicatoci è un buon locale specializzato in arogoste, decidiamo che dopo una giornata come questa ci meritiamo una buona cena e quindi prendiamo la macchina per fare i nostri 53 km di strada, si avete capito bene, 53 km per arrivare al primo ristorante.

Arriviamo in questo semidesolato paese dove ci fermiamo per cena. Il posto è ottimo e carino, e il piattone di aragoste veramente ottimo visto che me la cavo con 5100 Kr (32 euro) per tutta l’ottima cena. Al ritorno facciamo ora a fermarci lungo la strada per goderci lo spettacolo del tramonto e di un branco di cavalli che vagano per i fatti loro.

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Al ritorno all’ostello optiamo per una doccia, un po’ di contatti verso casa, l’upload di un po’ di foto di ghiaccio su Facebook e andiamo a dormire stanchi ma soddisfatti per la spettacolare giornata, confidando in un buon risposo perché quella del giorno dopo sarà una lunga tappa di trasferimento che ci porterà dal sud-est dell’isola fino su al centro nord alla grade Akureyri.


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