Islanda (e Londra mio malgrado): parte 11, This is the End


260 km, circa tre ore d’auto, e una pioggia battente ci accompagna per quasi tutta la strada.
Questo è il riassunto di questa nostra ultima giornata in Islanda perché domani si riprende l’aereo e si torna in quel di Londra prima di tornare definitivamente a casa.

Partiamo da Sæberg abbastanza presto e facciamo colazione all’unica stazione di servizio della zona poco più a sud del nostro ostello. Continuiamo la nostra strada nella pianura tra scrosci di pioggia e tramonti spettacolari.

Così, davanti a me, completo ... mai visto

Attraversiamo delle zone umide, molte belle ed interessanti ma non c’è verso di fermarsi, la pioggia continua a tempestarci senza tregua e quindi proseguiamo veloci verso sud, fino a Borgarbyggð e da li ancora giù in direzione Akranes anche se qui invece che fare il comodo passaggio che attraversa velocemente il Hvalfjörður prendiamo la 47 che fa il giro attorno al fiordo. Qui non c’è nulla di spettacolare da vedere se non la desolante presenza della stazione baliniera, ma il tempo è veramente pessimo e anche se proviamo a scendere un’attimo per quella che sembra un’area archeologica “alla Islandese” desistiamo subito e riprendiamo la strada e decidiamo che la Blue Lagoon è la nostra meta per toglierci questa depressione da pioggia che ci attanaglia lo spirito.

Poco a nord di Reykiavick c’è un po’ di emozione quando ci immettiamo nella stessa rotonda che 6 giorni prima segnava l’inizio della nostra circumnavigazione. Sorpassiamo la città velocemente e sulla corsia opposta della strada incontriamo quelli che sono i carri del gay pride che si svolgeva proprio oggi in città segno che anche la manifestazione ha subito l’effetto del pessimo clima.

Ma finalmente raggiungiamo la Blue Lagoon dove apprezziamo l’efficenza e la capacità Islandese in una bella struttura ben fatta. Qui passiamo diverse ore a mollo nell’acqua a quasi 40 gradi con all’esterno a 15 gradi e la bufera che imperversa, a volte entrando in sauna ed uscendo all’aria sferzante.

The Blue Lagoon ...

Alla fine della nuotata riprendiamo la macchina e torniamo in città per prendere posto nell’ostello, adesso il tempo si è un po’ calmato e, dopo aver confermato al ragazzo alla reception che non siamo due personaggi ambigui (cosa che potrebbe essere visto che siamo due uomini che viaggiano soli mentre in città c’è un gay pride) andiamo a farci un giro verso il porto per avvicinarci al Sægreifinn dove già pensiamo di cenare a balena e salmone anche perché anche se sono solo le 18 abbiamo parecchia fame visto che abbiamo saltato il pranzo a causa della nuotata.

Reykjavik, Johanna filglia di Gisla

Reykjavik

Reykjavik, porto vecchio

Reykjavik, pescatori d'esperienza

Dopo il giro nel porto il Sægreifinn ci accoglie con la sua cordialità, con la sua balena stupenda ma soprattutto con il miglior pezzo di salmone che abbia mai mangiato in vita mia.
Dopo l’ottima cena torniamo in ostello dove mi prefiggo l’obiettivo di assaggiare almeno un bicchiere di “Brennivín”:http://en.wikipedia.org/wiki/Brenniv%C3%ADn il liquore locale che solitamente viene usato per buttare giù lo squalo putrefatto.

Qui l’uomo dell’ostello ci serve i bicchieri e aspetta con aria furba che ne beviamo un primo sorso, al che ci chiede “Forte?” e Abramo con scioltezza assoluta risponde con un semplice “No, a casa sua ne ho bevute di più forti fatte da suo padre” lasciandolo basito.

Ma oramai è tardi e prendiamo posto nelle nostre cucciette mentre fuori imperversano i festeggiamenti del sabato sera tanto che al mattino, quando usciamo per tornare in aereoporto fuori c’è ancora chi gozzoviglia.

Anche stamattina piove, ma per una volta questo ci viene d’aiuto perché l’acqua fa si che la nostra ammiraglia, lorda come una fuoristrada di sabbia solforosa, sembri anche abbastanza pulita così da poterla riconsegnare senza problemi.

Ma è l’ora, adesso prendiamo il nostro aereo che ci farà abbandonare la grande isola.

Addio Islanda mi mancherai


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Ah si, dopo l’Islanda il viaggio prevedeva una notte e un giorno a Londra che per ovvii motivi non vi descrivo perché non vedevo l’ora di abbandonare quella città malsana. Abbiamo preso alloggio in uno stabile vittoriano, bellissimo da fuori ma dentro nemmeno lontanamente paragonabile alla peggior bettola islandese, con una moquette pessima ovunque, letti a castello fatti di un truciolare orribile, e non voglio commentare i bagni visto che, anche se magari non erano sporchi mi hanno fatto passare tutta la voglia di fare una doccia.

E qui finalmente si conclude il nostro diario di viaggio in questa terra stupenda e favolosa che consiglio a tutti gli amanti del genere di visitare almeno una volta nella vita.

Resta solo un’ultimo post da fare dedicato stavolta alle spese di un viaggio in Islanda.

(continua)

*Puntate precedenti:*
“parte 10”:https://www.phante.com/articles/islanda-e-londra-mio-malgrado-parte-10
“parte 8: da nord a sud”:https://www.phante.com/articles/islanda-e-londra-mio-malgrado-parte-8-da-sud-a-nord
“parte 7: Tra ghiaccio e sabbia nera”:https://www.phante.com/articles/islanda-e-londra-mio-malgrado-parte-7
“parte 6: Il circolo d’oro”:https://www.phante.com/articles/islanda-e-londra-mio-malgrado-parte-6-il-circolo-d-oro
“parte 5: La penisola di Reykjanes”:https://www.phante.com/articles/islanda-e-londra-mio-malgrado-parte-5
“parte 4: Primi passi nella terra del ghiaccio”:https://www.phante.com/articles/islanda-e-londra-mio-malgrado-parte-4
“parte 3: Dramma all’aereoporto”:https://www.phante.com/articles/islanda-e-londra-mio-malgrado-parte-3
“parte 2: Londra”:https://www.phante.com/articles/islanda-e-londra-mio-malgrado-parte-2
“parte 1: La nascita dell’idea e la partenza”:https://www.phante.com/articles/islanda-e-londra-mio-malgrado-parte-1