Islanda (e Londra mio malgrado): parte 6, il circolo d’oro


Mmmm … questa descrizione Islandese va alla lunga e purtroppo non riesco a dedicarci tutto il tempo che vorrei quindi dopo più di un mese eccomi qua a descrivere il mio secondo giorno nella grande isola settentrionale.

La sveglia suona presto per noi viaggiatori e siamo belli ristorati dopo una buona nottata di sonno i cui i compagni di stanza non ci hanno dato troppo fastidio. Però sarebbe una mattina come le altre in qualsiasi parte del mondo se non fosse l’impatto con l’odore di zolfo che esce dal rubinetto dell’acqua calda che mi fa ricordare con prepotenza che già, sono a Reykjavik e sono felice di esserci!

Quindi dopo una buona, anche se abbastanza in linea agli standard internazionali, colazione al buffet dell’ostello ci rimettiamo in moto abbastanza presto anche se purtroppo la giornata è parecchio nuvolosa e non ci da grande speranze. L’obbiettivo di oggi è il circolo d’oro, o per lo meno le attrazioni principali del circolo anche se il nostro non sarà un percorso circolare visto che comunque iniziamo il nostro percorso verso est … dirigendoci innanzitutto verso nord dove incontriamo da vicino un’equino locale.

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La giornata è grigia e chiaramente e non presuppone nulla di buono, ma la nostra meta è il Þingvellir, il parco dove si trova la sede primordiale del Althingi, il parlamento Islandese che li vi è stato fondato nel 930.

Prima di arrivare all’Althingi percorriamo la strada 36 fino ad arrivare nei pressi del Þingvallavatn il grande lago della zona.

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Li vicino deviamo verso la sede dell’Althing dove parcheggiamo sopra la rupe del parlamento. Da li un semplice sentiero scende per la stretta valle vulcanica con il suo torrente, le sue cascate e il panorama della pianura.

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Il luogo ha indubbiamente il suo fascino, pensare che poi in questa zona, poco più di un millennio fa si univa il primo parlamento islandese fa abbastanza impressione anche se rende chiara l’idea della desolazione dell’isola.

Dopo la visita riprendiamo la macchina e proseguiamo per la strada del parco, con un’impressionante limite di velocità di 50 km/h …

Ma il cielo, che al mattino era grigio e scialbo finalmente si apre e quando a mezzogiorno arriviamo all’area geotermale di Haukadalur il cielo è azzurro e splende il sole. Quello che ci accoglie è molta acqua bollente, fanghi e cartelli di pericolo a causa delle alte temperature.

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Ma qui ci sono anche i gayser, tra cui lo Stokkur che ci stupisce con i suoi getti alti anche 40 metri ad intervalli abbastanza regolari ogni 5-6 minuti.

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Sarebbe bello poter ammirare anche il grande Geysir ma purtroppo il grande gayser, quello che ha dato il nome alla specie erutta solo raramente e noi non siamo così fortunati e quindi dopo aver esplorato la zona e aver ammirato diverse eruzioni di Stokkur ci apprestiamo ad andarcene, ma vista l’ora approfittiamo di pranzare nell’area di fronte alla zona termale con un pasto da fast food, senza infamia ne lode. Ma è l’ora di andare avanti con il nostro viaggio ed arrivare, dopo circa una decina di chilometri più a nord-est alla nostra prima grande cascata, Gullfoss.

La prima particolarità che possiamo notare di questa possente cascata è che è in pianura, diversamente da quelle a cui siamo abituati in terra italica. Fa un po’ strano vedere questo fiume che ha scavato la zona sottostante creando una imponente cascata ben fornita di sentieri e che consente di visitarla senza problemi e pericoli, se non quello di bagnarsi un po’ se il vento tira nel senso sbagliato.

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Giriamo un po’ per la zona, godendoci il sole e il solitario paesaggio ammirando le montagne lontane quando notiamo che dietro alle montagne c’è qualcosa di spesso e bianco. All’inizio pensiamo siano nuvole, ma poi, controllando anche sulle cartine capiamo … quello è in realtà un grande ghiacciaio.

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Ma ormai è pomeriggio, è ora di iniziare a tornare verso sud per raggiungere la nostra casa per la notte, ma facendo due conti siamo troppo presto per andare ad Hestheimar e troppo tardi per andare troppo lontano.

Seguendo le indicazioni della Lonely Planet proviamo ad andare verso un’altra cascata, certamente meno famosa ma potenzialmente interessante, Hjálparfoss, e quindi ci aspetta un bel po’ di strada, prima tornando indietro lungo la 35, poi imboccando la 359 passando per Flúðir e poi la 30 e infine la 32 verso nord, per arrivare in mezzo al nulla, dove lasciamo la macchina in parte la strada e imbocchiamo una sterrata di sabbia nera per arrivare finalmente in questo piccolo gioiello scavato nel basalto.

Hjálparfoss

Il posto è sicuramente pittoresco e molto bello, anche perché è sicuramente al di fuori dei normali giri turistici e permette di ammirare delle interessanti formazioni basaltiche.

Basalti a Hjálparfoss

Ma ora dopo questo piccolo angolo di Islanda ritorniamo verso sud a riprendere l’anello e dirigerci verso Hestheimar dove finalmente pernotteremo. Quello che ci accoglie è un’allevamento di cavalli islandesi con una casa principale a mezza collina e alcuni cottage singoli in alto, di uno è quello in cui passeremo la notte.

Cottage a Hestheimar

Che dire, essere li, in mezzo al verde, in un bel cottage in cui l’acqua calda arriva da una centrale geotermica posta a molti chilometri di distanza e circondati da cavalli che scorrazzano su e giù per la collina facendo tremare il nostro cottage, insomma un piccolo angolo di paradiso dove potersi divertire un sacco con le foto.
Ci viene anche offerta la possibilità di fare il bagno nella vasca esterna che si trova sullo stabile sotto di noi ma preferiamo starcene in terrazza a godere dell’aria fresca e del sole prima andare a caccia della cena.

Cavalli di Hestheimar

Cavalli di Hestheimar

Cavalli di Hestheimar

Cavalli di Hestheimar

Cavalli di Hestheimar

Questa è anche la nostra prima esperienza di cena islandese al di fuori della città e subito capiamo che da Hestheimar dobbiamo macinare quasi trenta chilometri in direzione ovest fino a Selfoss dove trovare un po’ di vita e anche un supermercato dove prendere alcune cose e puntare ad un bar consigliato dalla guida. Ma qui il cambio del fuso orario ci frega e quando troviamo il bar pieno e ci ipotizzano quaranta minuti di attesa li giudichiamo troppi e rimediamo verso un fast food locale per accorgerci troppo tardi che in realtà sono appena le 20 … e vabbè qui consumeremo la nostra peggior cena in questa terra. Dopo cena visto che il sole è ancora alto proviamo ad andare a vedere Hella, ma quello che ci troviamo di fronte è solo un piccolo paese senza particolare interesse quindi riprendiamo possesso del nostro cottage sulla collina e passiamo la serata godendoci il paesaggio ed i cavalli prima di un buon sonno ristoratore stavolta necessario perché il giorno dopo abbiamo molti chilometri di fronte a noi.


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