Islanda (e Londra mio malgrado): parte 10, il solitario nord


Ormai dopo diversi giorni di viaggio abbiamo capito che in tutta la pianificazione che avevamo fatto in italia avevamo sopravvalutato alcune distanze e sottovalutate altre, in particolare per le tappe che non hanno delle esplicite caratteristiche turistiche e, dopo aver fatto i fiordi del sud est l’idea che ci siamo fatti e che quest’altro trasferimento da Akureyri fino al Sæberg Hostel sarà un’altro tappone lungo e senza particolari cose da guardare.

Questo non vuol dire che l’islanda ci ha annoiato o che non c’è nulla da fare, ma che semplicemente a parte fermarsi ad ammirare il paesaggio ogni tanto non c’è molto da fare e che per andare oltre a quello che si vede poco distante dalla strada sono necessarie troppe ore per raggiungerlo.
Quindi, invece che ripremdere la 1 e andare diritti per la nostra strada decidiamo di seguire di nuovo la costa verso nord, passare per Siglufjörður, circumnavigare la penisola fino a Sauðárkrókur e da li discendere fino all’ostello.

Un giro lunghissimo, estremamente solitario e funestato dal maltempo ma che, nonostante tutto ci ha garantito dei paesaggi meravigliosi, in una zona estremamente solitaria, forse anche più di quanto eravamo abituati, attraversato da una strada impervia, esposta direttamente sull’oceano, un tunnel lungo e stretto, quasi a senso unico, e dopo questo, quando meno te lo aspetti, esci da una galleria e ti trovi davanti ad una specie di sagra paesana, un centinaio di automobili li parcheggiate, una massa di persone che nemmeno nelle città sei più abituato a vedere ed il tutto per cosa? Un torneo di calcio per ragazzine!

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The Road goes ever on and on ...

Il primo posto utile per incontrare un po’ di civiltà è Hofsós dove, nei pressi del porto c’è quello che, stando alla Lonely Planet dovrebbe essere l’edificio in legno più antico di Islanda datato ben 1777: un semplice magazzino portuale senza arte ne parte (di cui mi accorgo adesso non ho fatto nemmeno una foto).

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Più interessante come fattura è la chiesetta in torba che si trova poche centinaia di metri ad est della strada principale ma ci porra via poche decine di minuti di visita, tra un colpo di pioggia e l’altro quindi ci rimettiamo in moto.

Valli del nord

Chiesa campestre

La tappa pranzo è stabilita a Sauðárkrókur che offre ben due locali dove andare a pranzo: l’Olafshus e, appena di fronte il Kaffi Krókur due locali, uno di fronte all’altro e degli stessi proprietari. Seguendo la Lonely ci indirizziamo verso Olafshus che sulla carta ha un menù più intrigante e ha più l’aspetto del ristorante Yankee degli anni 60. Il pranzo è onorevole, io ho preso un merluzzo fritto e il locale offre un buon buffet di contorni, il tutto a 1690 Kr, poco più di 11 €.

Da li, per evitare un po’ di maltempo delle montagne torniamo verso l’interno e facciamo una sosta a Glaumbær al caratteristico museo della fattoria di torba.

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Da li la strada continua con bei paesaggio ma funestati dal maltempo e quindi ci permettiamo solo una lieve deviazione fino ad Hvammstangi giusto per andare a fare un po’ di spesa per prendere delle birre e qualcosa da mangiucchiare durante la serata in ostello che stando alle carte si trova in una zona completamente desolata.

Arriviamo al nostro ostello prima di sera quando ancora non c’è nessuno. Il posto è carino, con vista direttamente sul fiordo. Per registrarsi bisogna usare il telefono dell’ostello stesso in modo da far arrivare qualcuno. Ufficialmente non ha l’accesso ad internet, ma c’è una rete wifi protetta di cui riusciamo a “rubare” la password perché la coppia che è arrivata prima di noi ha dimenticato il foglietto con la password sopra il bancone.

Quello che colpisce di più è il fatto che, a parte una pazza che parla da sola noi due siamo gli unici occupanti di questo stabile solitario

Approfittiamo della tranquillità con una doccia e un po’ di esplorazione in esterna sfidando il forte vento.

se non tirasse una bora assurda un bagnetto sulla piscinetta riscaldata non sarebbe male :)

Quadricilindrico vista fiordo

Ma l’ora avanza e vogliamo puntare ad una cena vera se possibile e ci troviamo di fronte a due scelte, scendere a sud alla stazione di servizio oppure tornare ad Hvammstangi dove prima abbiamo visto un piccolo locale. Visto che la stazione di servizio ci fa tristezza optiamo per nostra fortuna ad Hvammstangi.

La fortuna non è dovuta al fatto che la troveremo un bellissimo locale, anzi il locale è amichevole ma con una cucina che non è nulla di che, ma per il fatto di fronte al locale possiamo ammirare l’essicazione di un po’ di pesce tra cui soprattutto il famigerato Hákarl lo squalo putrefatto di cui sembra che gli Islandesi vanno ghiotti

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E la in mezzo lo squalo putrefatto

Denti di squalo artico

Lo squalo in asciugatura emette un profondo odore di ammoniaca e, approfittando della disponibilità della padrona del locale per avere informazioni su questa leccornia che lei conferma che è buonissima se abbondantemente annaffiata con Brennivín … dubbiosi accettiamo le spiegazioni e torniamo all’ostello, ma per strada, dopo una giornata grigia e funesta l’Islanda ci regala una piccola meraviglia climatica che esco a fotografare nonostante la bora incredibile.

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In ostello, adesso nettamente più popolato, prendiamo posto nell’area comune, compiliamo il guest book descrivendo con minuzia di particolari come il figlio dalla proprietaria è un’incapace nello sfalcio dell’erba e studiamo le carte per definire meglio il giorno dopo. E qui l’amara scoperta, perché speravamo di poterci dirigere verso la penisola Snæfellsnes ma stando alle carte ci aspetterebbero ben 80 km di sterrato sotto un maltempo pressante … con lo sconforto decidiamo di rimandare la decisione alla mattina successiva ma l’ipotesi principale è quella di tornare verso la capitale e goderci un pomeriggio a mollo nella Laguna Blu …


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