I magredi


Tra ieri ed oggi ho conosciuto i Magredi e mi sono innamorato.

Cosa sono i magredi? Il termine stesso dovrebbe dire tutto “Terra magra” e sono quella zona che si trova limitrofa al Cellina ed al Meduna nella fascia tra Montereale Valcellina e Cordenons, dove entrambi i fiumi risorgono dalle ghiaie.

E’ una zona arida, che si divide visibilmente il tre parti, la “grava” ovvero il greto del fiume, il magredo primitivo che inizia appena fuori dal greto, e il magredo evoluto che va oltre a questo.

E’ un’ambiente spettacolare. A prima vista completamente inospitale perchè brullo, secco. Ci sono campi nella zona prima dei magredi evoluti in cui vedi solo sassi bianchi in cui in mezzo ci cresce il mais.
Però è vivo! Con una suo flora, e dei fiori ed arbusti stupendi e mi dicono anche una fauna molto ricca, che però nel mio breve giro non sono riuscito a vedere.

Pensate che tutto è nato per caso ieri.
Nel pomeriggio ho preso la bici dirigendomi verso la pedemontata (Santa Lucia di Budoia) quando ad un certo punto, dopo essermi infangato un pò ho incotrato quello che è detto il canal Maggiore, che non è nient’altro che il canale, costruito ancora all’epoca del fascio che consente alle Forcate, che un tempo erano terra brulla poco migliore dei magredi, di diventare un giardino ed un polo agricolo eccezionale.

Era da tempo che mi ripromettevo di fare un’articolo su ProgettoDighe sulle opere irrigue del consorzio di Bonifica Cellina-Meduna ed allora mi sono messo ad inseguire il canale. Quindi via per la strada che costeggia il canale, quindi le Forcate, il sud di Roveredo e poi ancora avanti in direzione Villa Santina.
Qui il canale non si riesce più a seguire e quindi “a sentimento” aggiro il paese verso nord fino ad arrivare a San Quirino e una volta li sempre in direzione est per arrivare ad una mia vecchia conoscenza: la centrale di Villa Rinaldi.

Da qui mi si è aperto il mondo.
Sabato ho continuato diritto dopo la centrale buttandomi subito sulla strada bianca che poi costeggia il Cellina ed arriva fino a Cordenons. Già l’entrare in quelle zone vedi che cambia tutto, che sei in’altro pezzo del mondo. Attorno a te ci sono campi coltivati, ma già la ghiaia della strada è diversa. Non è la stessa che c‘è in pedemontana o li delle Forcate. L’aria è diversa. La solitudine, ecco cosa senti. Ma sabato il mi obiettivo era la centrale e quindi sono sceso fino a Cordenons e poi sono tornato a casa.

Ma oggi ho fatto lo stesso giro, con l’obiettivo di raggiungere la centrale del Partidor che sta più a nord, sopra San Foca.
Quindi sono arrivato fino alla centrale di Villa Rinaldi e poi mi sono diretto verso il greto ed ho messo piede dentro il piccolissimo bioparco costituito per mantenere una zona allo stato originale senza che venga devastata dalla cultura intensiva che pervade ogni campo li attorno.

Su questa piccola riserva si vedono chiaramente le tre zona. La prima dove si entra presenta un vegetazione “a prato”, poi, dirigendosi più verso il Cellina si passa una zona in cui compaiono i primi arbusti e i fiori, simili alle eriche(ci sono anche quelle) ma gialli. Poi si arriva in fondo al parco, si passa “lo spartiacque” e si entra nel deserto. Ghiaia, bianchissima, inframezzati da rari arbusti o ancor più rari alberelli e più in basso muschi e licheni.

Se guardi di fronte a te vedi il nulla, la distesa sconfinata e il silenzio. Io ero li a mezzogiorno, quando il sole picchiava sulla ghiaia bianchissima. Di fronte a me una strada, che risaliva il greto. Volevo quasi prenderla, ma non l’ho fatto, perché mi sembrava quasi un delitto, cosa ci facevo io lì? Perché mi potevo arrogare il diritto di stare in quello a quel nulla? Quindi ho contemplato ancora qualche minuto quanto avevo davanti a me e sono tornato indietro continuando il mio giro verso nord, risalendo le strade di campi che costeggiano le condotte forzate della varie centrali.

Mi sa che il 1° maggio che sono a casa torno da quelle parti …