Islanda (e Londra mio malgrado): parte 4, primi passi nella terra del ghiaccio


… e alla fine, dopo qualche ora di volo riappare finalmente la terraferma che si palesa come quella che sembra un grande nuvola bianca in mezzo all’oceano. Ma è una nuvola strana, inframezzata da parti scure tale che sembra … oh mio dio … quella non è una nuvola! E’ un’enorme ghiacciaio!

Da li l’aereo gira verso ovest e inizia lentamente a scendere lasciandoci pian pianino ad ammirare la desolazione della terra islandese. Avvicinandoci alla costa ovest dell’isola si inizia anche a vedere un’insediamento umano, una cittadina che dall’alto la vedi piccola, un grande paese al massimo … poi capisco che si tratta nientemeno che di Reykjavík, la capitale con i suoi 120.000 abitanti … ma ormai è l’ora di atterrare nella landa desolata che fa da sfondo all’aereoporto di Keflavík.
Scendiamo quindi dall’aereo, recuperiamo i nostri bagagli e usciamo dall’edificio dell’aereoporto, e la prima cosa che colpisce è una, l’odore forte e pungente dello zolfo che pervade tutta la zona ed essere li, in mezzo al nulla, con vento fresco e solforoso che soffia da una sensazione veramente eccezionale. Prima cosa che facciamo non appena passata l’euforia iniziale andiamo a recuperare la nostra macchina che avevamo prenotato in anticipo. In origine dovevamo avere una berlina media, una Focus, ma una volta li io tizio dell’autonoleggio vuole, a tutti i costi e senza per noi costi aggiuntivi, darci l’”ammiraglia” così è più spaziosa. Noi gli diciamo che non serve, che ci basta la nostra berlina, anche perché essendo in due di spazio ne abbiamo più che abbastanza, ma più che altro, da buoni italiani ci aspettavamo la fregatura, anche perché quando mai ti offrono un’oggetto di categoria superiore allo stesso prezzo del modello più piccolo? Mai … ma alla fine ci danno le chiavi di questa Mondeo e c’è la porteremo in giro per tutta islanda.

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Prima cosa che facciamo non appena preso possesso del macchinone è quello di tornare in aereoporto per prelevare un po’ di contante così per sicurezza anche se dovrebbero accettare le carte di credito un po’ ovunque. All’uscita del parcheggio ci scontriamo piacevolmente subito con le usanze islandesi e scopro che il pagamento del parcheggio lo faccio direttamente dalla colonnina della sbarra con la carta di credito … segno che il nostro prelievo di contante è stato inutile.

A questo punto finite le formalità possiamo iniziare il nostro viaggio e, per prendere confidenza con le strade islandesi e soprattutto con il macchinone ci dirigiamo verso il faro di Garðskagi situato poco lontano dall’aereoporto.

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dove ci troviamo alle prese con le prime esperienze di nulla … qualche casa di qualche anima, un faro, un campo da beach volley

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una nave abbandonata li

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e soprattutto la solitudine e l’orizzonte senza confine sia terra che sullo scuro oceano … sensazione inebriante e allo stesso di piccolezza.


Visualizzazione ingrandita della mappa

Ma questo è solo la prima piccola tappa di un lungo viaggio che riprendiamo immediatamente con l’obiettivo di dirigerci verso Reykjavik passando attraverso la desolata penisola del Reykjanes.