Islanda (e Londra mio malgrado): parte 3, dramma all’aereoporto


Rieccomi qua dopo una lunga pausa in cui ho avuto altri pensieri … ma ricominciamo eravamo rimasti alla lunga notte aereoportuale passata dormicchiando su una poltrona, girovagando per il terminal pieno di gente accampata, saltellando e abbozzando qualche passo di danza a suon di note sparate negli auricolari (mi piacerebbe sapere cosa pensavano quelli della sicurity) e nella notte scopro anche che in terra inglese l’acqua pura non va più di moda, infatti provando ad entrare nel negozietto “bio” di Luton per cercare appunto una bottiglia d’acqua frizzante mi trovo davanti un banco frigo stracolmi di bottigliette dal costo spropositato e tutte contenenti acqua aromatizzata con i gusti più improbabili. Solo dopo attenta ricerca mi accorgo che dietro l’angolo, seminascosto e non evidenziato c’è anche dell’acqua frizzante non aromatizzata. La cosa bella e che quest’ultima venduta in bottiglioni da due litri meno veniva a meno di un terzo di quello che veniva l’altra da mezzo … gente strana questi bifolchi di albione.

Ma finalmente sorge il sole e si aprono i gate, e quindi noi da bravi ci accodiamo con la calma pronti per consegnare le nostre valigie e dirigerci finalmente al gate per la terra del ghiaccio. All’apertura del gate passa Abramo, gli controllano i per bene i documenti, data di scadenza compresa e scende senza problemi alla zona di imbarco. Poi è il mio turno e con un po’ di apprensione consegno la carta d’identità. Un po’ di apprensione perché la mia carta d’identità è valida ma con la genialata italica del timbro e non si sa mai come sono fatti questi stranieri ma ti viene sempre la paura che non abbiano recepito le italiche idiozie e che facciano problemi … insomma l’addetta, prende la mia carta, la controlla per bene, controlla il timbro dietro e mi lascia passare senza problemi e con il cuore in pace raggiungo Abramo e iniziamo a cazzeggiare mentre aspettiamo Lorenzo, il terzo della combriccola … apetta un minuto … aspetta due minuti … scatta la battuta “Come al solito Mario deve far casino 🙂 ” … e in quello arriva una telefonata al telefono di Abramo. Oh cacchio è Lorenzo. Proviamo a ricevere ma c’è poco campo e quindi di corsa risaliamo su. Sopra troviamo l’addetta al controllo che ci da la terribile notizia. Per entrare in Islanda il documento d’identità deve avere almeno tre mesi di validità residua e che quindi non possono farlo passare e lui aveva meno di 15 giorni, quindi nulla, a casa.

Il dramma e la tristezza calano su di noi, lo chiamiamo, capiamo che sta andando a recuperare i bagagli. Ci accordiamo che proverà a tornare a Londra, cercare l’ambasciata e vedere se potevano fargli il rinnovo della carta e in qualche modo, partendo con il primo volo utile il giorno dopo ci raggiungeva. Con la tristezza nel cuore spegniamo i telefoni e finalmente decolliamo per l’ultimo tratto di volo che ci porterà alla fine su in terra Islandese …