Islanda (e Londra mio malgrado): parte 1, la nascita dell’idea e la partenza


L’idea nasce in un caldo giorno di maggio, in Repubblica Ceca. In un piccolo bar di Staré Město, il quartiere della città vecchia di Praga, nascosto in un vicolo non troppo lontano dal ponte Carlo, Lorenzo detto Mario mi propone la meta per il viaggio estivo: Islanda, la grande isola solitaria, a due passi dal circolo polare artico, terra di vulcani e di ghiacciai.
E’ inutile dire che non ci penso nemmeno un secondo e accetto al volo, devo solo mettere a posto il mio piano ferie ma per il resto nessun problema, possiamo iniziare ad organizzare subito il viaggio perché agosto non è troppo lontano. Il primo passo è studiare su internet questa meta sconosciuta e con un rapido passaggio in wiki scopro che è una grande isola, collocata proprio sulla dorsale atlantica, grande all’incirca come il nord Italia con però lo stesso numero di abitanti della provincia di Pordenone, in sostanza un grande deserto di roccia, lava e ghiaccio.
Poi iniziano i siti sull’argomento con i loro consigli “fate benzina non appena potete”, “parte delle strade sono sterrate”, etc. etc. e le descrizioni di pianure laviche, ghiacciai, cascate, balene … solo a parole c’è da innamorarsi di questo posto.
E intanto il tempo passa ed il viaggio prende forma. Innanzitutto il volo, per risparmiare facciamo partenza da Treviso, scalo a Londra e ripartenza al mattino dopo per Keflavik. Per il ritorno stessa cosa.
Poi è il momento del mezzo di trasporto, anche perché in Islanda non puoi restare fermo in un posto solo, devi esplorarla. La prima idea è quella di sfruttare i mezzi pubblici. Infatti l’Islanda è ben coperta da una rete di autobus che percorrono sia la Hringvegur, la strada 1, l’anello di asfalto e sterrato che ne consentono di farne il giro che il tratto che sale da sud fino ad Akureiri a nord. Ma qui iniziano i problemi perché il tempo che ci siamo dati è di 7 giorni mentre con gli autobus si è troppo vincolati agli orari, e allora scegliamo di noleggiare un’auto in modo do essere più comodi e flessibili negli spostamenti.
Deciso il mezzo mancano solo le tappe, fondamentali per poter prenotare gli ostelli. Il macropiano è facile da fare, un tot di chilometri al giorno in modo da completare l’anello in tempo per tornare all’areoporto al mattino dell’ultimo giorno:

  • 1 giorno: arrivo + Reykjavik
  • 2 giorno: circolo d’oro
  • 3 giorno: i ghiacciai del sud
  • 4 giorno: da sud est a nord centro
  • 5 giorno: le balene
  • 6 giorno: il nord ovest
  • 7 giorno: ritorno a Reykjavik
  • 8 giorno: addio Islanda

Nel frattempo continuo a studiarmi la Lonely Planet e scopro di squali putrefatti, iceberg. Sempre su internet scopro una serie di webcam ad alta risoluzione e la voglia di partire è sempre di più finché non arriva finalmente il 3 agosto quando mi scontro con il primo problema: la valigia. Come si fa a riempire una valigia di felpe in pile, giubotto invernale e braghe pesanti per andare in un paese in cui ci sono 15° gradi quanto in casa hai 34° all’ombra? La soluzione è solo una, aria condizionata a palla per entrare nell’ordine di idee del freddo che troverò lassù.

Pronta la valigia non resta che prendere la macchina, arrivare a Treviso e finalmente imbarcarsi per il grande viaggio.

Aspettando al gate per imbarcarsi per #Londra